Yellow Scarf nasce dal desiderio di volerraccontare il drammatico e sempre attualetema della violenza sulle donne,concentrandosi sul momento in cui la vittimacapisce di poter reagire e inizia a vedere inlontananza la flebile luce della libertà. Un momento cruciale, spesso pocoraccontato, che prima o poi tutte le vittimedi violenza vivono, colmo di disperata euforiama anche di terrore viscerale per quello chepotrà accadere in futuro. Il primo passo verso la libertà è il piùdifficile ed è quello che richiede piùcoraggio perché è speranza per una nuovavita ma anche consapevolezza degli ostacolida affrontare. Anche se oppressi, il cuore e la mente sialleano per trovare la forza di “rompere lecatene” e fuggire lontano dal proprio incubo. Mentre la ragazza assapora i primi attimi dilibertà, riuscendo perfino ad abbozzare unsorriso e un movimento giocoso, un uomoqualsiasi, schiacciato da una vita”sbagliata”, trova il suo riscatto in pochisemplici e genuini gesti di grande umanità.
La gelida notte e le strade di periferia sono il terzo protagonista della storia. Un’ambientazioneche riflette gli stati d’animo dei personaggi. Il momento più buio del giorno, in fin dei conti, èquello che precede la nascita del Sole e l’arrivo di un nuovo giorno che è sinonimo dicambiamento. Ho voluto raccontare questa storia dando forte risalto all’impatto visivo. I primi piani ampilasciano spazio a un background sempre sfocato e lontano, che accentua la sensazione disolitudine e precarietà dei protagonisti. Quando si scappa via da qualcosa, l’attenzione è solo su di noi, tutto il resto è indeterminato,sfocato, non conosciuto, potenzialmente pericoloso. Ed è proprio in questi spazi indeterminati che i protagonisti si perdono per ritrovare se stessi.Fin dal principio ho voluto realizzare una sorta di “road movie” dando forte enfasi ai cammini, avolte lenti, a volte concitati dei protagonisti e ai silenzi assordanti delle notti di periferia.